Durante una delle tante escursioni preparatorie organizzate dal Gruppo Archeologico Salingolpe in vista della tracciatura preliminare di nuovi percorsi escursionistici da inserire nell’ambito del progetto di macro area “Sentieri del Chianti”, è stato possibile effettuare un’importante scoperta nella zona di Ricavo, a pochi chilometri da Castellina in Chianti.

E’ successo domenica scorsa, 22 maggio, quando il Gruppo (cioè il sottoscritto insieme a Mario Cappelletti, Giampaolo Biagi e, in un secondo sopralluogo, a Remo Silei), si è recato nell’area di Ricavo percorrendo l’antica viabilità romea. Prima dell’escursione domenicale c’è stato un lavoro di studio che ci ha permesso, tramite l’ausilio di diverse fonti storiografiche e archivistiche, di riconoscere nei ruderi superstiti l’antico Hospitalis S. Jacobi.

Il prof. Renato Stopani, in un saggio del 1984 affronta il tema della “Strada romana del Chianti” proveniente da S. Donato, affermando che il tratto fosse costellato di chiese e soprattutto di centri per i pellegrini come gli ospedali. Oltre a quello di S. Giorgio Alleroso (detto allo Spadaio) e alla chiesa del podere S. Silvestro (antica proprietà Gherardini andata in dote alla Monna Lisa nel 1495), menziona anche l’ospedale rurale di S. Jacopo, poiché presente nell’elenco delle suffraganee della Pieve di S. Donato in Poggio nelle decime pontificie del 1301-1303 (inoltre non pagò nulla perché poverissimo). Fino ad ora non c’erano altre informazioni a riguardo né si sapeva dove e come fosse esattamente. Sia il prof. Stopani che lo storico di San Casciano, dott. Aldo Favini, credono però che questo ospedale fosse vicino Ricavo, tanto che lo Stopani individua alcuni blocchi di alberese reimpiegati nei muri di alcune case coloniche ivi esistenti, ma la struttura originaria non è stata mai localizzata con chiarezza.

La scoperta è senz’altro importante perché ci permette di ricostruire con maggiore chiarezza il percorso della viabilità romea nonché la sua caratterizzazione in termini di ricettività e accoglienza. Insomma, un edifico religioso, un ospedale connesso alla viabilità (non a caso il culto di S. Jacopo è legato al pellegrinaggio e ai luoghi di transito) disperso da secoli e adesso ritrovato. I resti mostrano il perimetro della struttura tutta in pietra, alberese bianco ben ‘scalpellinato’, indicante un oratorio a unica navatella rettangolare priva di abside e con prospetto posto a ponente. L’area per fortuna è abbastanza pulita e ringraziamo fin da adesso le autorità preposte alla tutela (quindi la Soprintendenza Archeologica della Toscana, dott. Giroldini, nonché l’Amministrazione Comunale) per aver condotto in tempi brevi i dovuti accertamenti. Anche la sensibilità da parte dei proprietari è ampia e costruttiva, sicché ringraziamo anche loro.

 

Cosa sappiamo di questo ospedale? Possiamo supporre che per sua natura accogliesse malati del luogo nonché viandanti bisognosi di un riparo. Stopani sottolinea l’importanza di questo tratto viario per giungere a e da Roma in alternativa al classico tragitto della Francigena di fondo valle, e in effetti i vari ospedali tra S. Donato e Castellina ce lo confermano. Nelle decime pontificie del 1301-1303 è incluso tra le suffraganee della pieve di S. Donato ma viene esentato pare, come ci rammenta Celso Calzolai,  a causa dell’estrema povertà e per questo sottoposto al patronato diretto del vescovo di Firenze. Non compare negli elenchi delle decime del 1276. La prima attestazione certa però è del 2 luglio 1298, quando il vescovo fiorentino Francesco Monaldeschi, dominus e patronus Hospitalis S. JacobiPlebatus S. Donati in Pocis, assegna la cura e l’amministrazione del detto ospedale al presbitero Bruno, un canonico della pieve di S. Donato in Poggio (Joanne Lamio, Santae Ecclesiae fiorentinae monumentae, 1758, vol I, p. 254). Probabilmente il rettore non abitava sul posto. Nel 1298, dunque, esisteva di già ma non sappiamo da quanto tempo. Nelle visite pastorali della seconda metà del Trecento nonché in quelle del ‘500 l’ospedale non è citato. Non risultano documenti che legano questo ospedale alla vicina parrocchia di S. Giusto a Ricavo anche se, in una registrazione del 1642 relativa ai defunti, si scrive che fu trovato morto un forestiero “all’ospedale”, quindi una volta recuperato il corpo fu seppellito nel cimitero di Ricavo. So per certo, grazie ad altre ricerche fatte in passato, che le unità poderali vicine all’ospedale esistevano già nel ‘400 e sui rispettivi poggi si allevavano quantità apprezzabili di bestiame ovino, caprino e suino di proprietà della famiglia notarile dei Cenni da Ricavo (XIV secolo). Antichi sono i toponimi di Fosso del Chiesino, Poggio al Santo, Coltro al Santo, Valle al Santo con le rispettive varianti, essi sopravvivranno fino a metà Ottocento per poi scomparire lentamente. Alcuni anziani, residenti prima della guerra a Ricavo, ci hanno confermato di non conoscere questi nomi né che in quelle zone vi fossero cappelle o strutture simili. La particella relativa alle nostre rovine però viene riportata nei vari aggiornamenti catastali ottocenteschi senza che si indichi alcun tipo di variazione, sembra quasi che lo si facesse per consuetudine dato che già al tempo di Luigi Biadi (il primo, nel 1864, a riconoscere un qualcosa di antico e di sacro in quella zona) della struttura restava ben poco. Anche se la definizione di “cappella” resterà immutata nelle descrizioni particellari fino al 1942, la stessa non compare più nelle piante catastali del 1936, segno evidente della secolare scomparsa. Dal 1885 al 1942 la proprietà in quella zona, insieme ai resti della nostra chiesa e di un’altra capanna ormai dispersa, è intestata ai Lecchini-Giovannoni per poi passare tramite un intermediario all’Ente Morale Società Anonima S. Brigida (Milano) che rileva il tutto con atto del 27 febbraio 1942. Da allora e fino a pochi anni fa solo un lento abbandono.

Sono molte le fonti che ci confermano la natura religiosa e assistenzialistica di questi ruderi, anche nelle piante dei Capitani di parte Guelfa (1580-1595) riguardante il popolo di S. Giusto a Ricavo, la strada maestra proveniente da Castellina e diretta a S. Donato (quella detta dei Poggi), nel punto di nostro interesse si sdoppia per ricongiungersi poco dopo. La breve variante è sempre definita come strada maestra per S. Donato-Firenze, e passa in un luogo detto “all’ospedale”.

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Un altro tassello del prezioso mosaico della nostra storia locale è finalmente recuperato. Il patrimonio culturale e religioso di Castellina potrà adesso annoverare un nuovo, antico, edificio di culto. Spetta a tutti noi cittadini, oggi, impegnarci nel recuperare e valorizzare efficacemente la notevole ricchezza storico-artistica di uno tra i territori più amati e conosciuti al mondo, quello del Chianti.

 

Vito De Meo